mercoledì 29 maggio 2013

Tributo ad Hulk Hogan da parte di Bret "Hitman" Hart


In merito alle recenti critiche, talvolta anche molto feroci ed aggressive, che negli anni recenti Bret "Hitman" Hart ha rivolto alla persona di Hulk Hogan, BleacherReport.com ha fatto notare che sul sito ufficiale di Bret Hart (BretHart.com) è presente un tributo a The Hulkster scritto proprio dallo stesso Bret intorno alla metà del 2002.


Ecco la traduzione di questo "pensiero", che potete leggere nella sua forma originale cliccando QUI:
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TRIBUTO AD HULK HOGAN 
(di Bret "Hitman" Hart)

Hulk Hogan.
Non è cambiato molto da quella prima volta che l'ho visto nel '79. La prima volta che ho incontrato Terry Bollea (il vero nome di Hulk Hogan, n.d.tr.), lavoravamo entrambri per la Georgia Championship Wrestling, che più tardi si è evoluta nella WCW.

All'epoca era conosciuto come Sterling Golden. Era davvero acerbo. E decisamente impressionante. Il giorno che lasciai Atlanta per tornarmene a casa, bussai alla sua porta per salutarlo e gli dissi che se avesse voluto apprendere l'arte del wrestling, sarebbe sempre stato il benvenuto a casa mia, per lavorare con mio padre. Mi ringraziò e mi rispose che lo avrebbe tenuto in considerazione.
La volta successiva che lo incontrai fu in Giappone. Aveva da poco terminato le riprese per il suo cameo nel film Rocky III e si avviava a diventare una mega-star ad un livello tale che nessuno avrebbe mai immaginato che potesse raggiungere. Ma rimase lo stesso ragazzo che conoscevo.
Quando ho cominciato con la WWF, nell'agosto del 1984, (Hulk Hogan) era ormai sul punto di divenire il più grande nome che la storia del wrestling avesse mai conosciuto.
Lo ricordo, anche all'apice dei giorni più gloriosi della Hulkamania, quando Terry si presentava nello spogliatoio e salutava personalmente ogni singolo wrestler. Ogni sera in cui lui era nel main-event, l'arena era gremita in ogni ordine di posto ed alla fine della serata, tutti i lottatori si recavano da lui ed indipendentemente da chi fosse stato il suo avversario, li ringraziavano entrambi per aver reso quella serata un successo, per aver permesso loro di provvedere alle proprie famiglie e per aver reso il wrestling un qualcosa che meritasse rispetto.
Posso dire che Hulk Hogan non era soltanto un eroe per milioni di Hulkamaniacs, ma anche per noi wrestlers.


Se Vince McMahon era Giulio Cesare, allora Hulk Hogan era Alessandro il Grande. Mi ricordo una volta all'aeroporto, intorno al 1987, quando Hulk firmava un autografo dopo l'altro, tanto che gli ci vollero quarantacinque minuti per raggiungere il punto d'imbarco. Stavano chiundendo le porte e lui fu costretto a fare una corsa per raggiungere l'aereo, quando un altro fan da lontano gli gridò di firmargli l'autografo. Lui con tono dispiaciuto gli disse, "Mi scuso, non posso, sto per perdere il mio volo..." e salì sull'aereo. Io mi trovavo proprio dietro a quel fan e lo sentì dare un giudizio davvero ingiusto sul suo conto: "Proprio come immaginavo. Ho sempre pensato che in realtà fosse un bastardo.". Dissi a me stesso che questa persona non aveva la minima idea di quanti autografi Hogan aveva firmato. Per un eroe come Hulk Hogan è davvero dura riuscire a fare felici tutti, ma nel tempo in cui è stato impegnato con il wrestling posso dire che ha fatto davvero un lavoro eccezionale.
Hulk ha avuto una grandissima considerazione di me quando l'ho raggiunto alla WCW.
L'ho rivisto qualche giorno fa al funerale di Davey ("British Bulldogg" Davey Boy Smith, scomparso il 18 maggio 2002, n.d.tr.) e nonostante il momento decisamente triste, è stato comunque bello incontrarlo e poter scambiare quattro chiacchiere con lui.


Così, più tardi ho aperto il giornale ed ho visto una foto di Hulk scattata a Calgary, in compagnia di una ragazza di quindici anni di nome Amanda Marqniq che sogna di diventare un giorno una lottatrice ma è in attesa di un trapianto di cuore. E questa foto mi ha riportato alla mente ciò che mi ricordo meglio a proposito di Hulk Hogan, anche di più delle sue imprese da grande wrestler. Le infinite volte in cui i responsabili dell'ufficio sono entrati nello spogliatoio per chiamarlo ad esaudire il sogno di un bambino malato o che stava morendo. Nonostante il fatto che fosse sempre impegnato su molteplici fronti ed avesse pochissimo tempo anche per se stesso e la sua famiglia, Hulk riusciva sempre a trovare tutto il tempo di questo mondo per i bambini che avevano bisogno che lui fosse il loro eroe. Ed ogni volta, lui aveva le parole giuste per loro. Non è mai stato un peso per lui. Anzi, tutto questo dava un senso alla sua vita. Ho sempre cercato di seguire il suo esempio.
Nel giornale di venerdì ho letto che Amanda adesso ha avuto un nuovo cuore. Penso di dover chiamare Hulk per avvisarlo di questo. Sarà sicuramente felice di saperlo.
Alcune cose nel wrestling sono sempre state vere ed Hulk Hogan è una di queste.
Bret "Hitman" Hart (2002)

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Credits: WorldOfWrestling.it & BretHart.com

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